[OPE-L] Gramsci e Sraffa

From: glevy@PRATT.EDU
Date: Mon Apr 30 2007 - 13:36:27 EDT


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Sent: Monday, April 30, 2007 7:01 PM
Subject: Gramsci e Sraffa



            24/4/2007 (8:36) - TRA IL DUCE E IL PCD'I
            Gramsci doppia gabbia

                  Antonio Gramsci




            Nuovi documenti svelano il ruolo ambiguo dell'amico Sraffa
incaricato dal partito di visitarlo in carcere e di fargli
digerire le decisioni più amare
            MIRELLA SERRI
            E' un uomo che per la sua condizione di detenuto, non avendo
nessun controllo sugli eventi ed essendo del tutto separato
dalla sua famiglia, sta certamente vivendo una tragedia... Le
angosce interiori causate dall'assenza di lettere da parte di
Julija hanno ferito profondamente l'animo di questa persona».
Parole dosate con il bilancino, queste contenute nella lettera
fino a oggi inedita di Tania Schucht. Ma ben rivelano la
sofferta condizione di carcerato del regime di Mussolini in
cui si trovava il cognato, Antonio Gramsci, sottoposto nella
sua corrispondenza a un doppio sguardo occhiuto: della censura
in camicia nera e di quella con falce e martello.

            Lo sguardo censorio e spione sul capo carismatico del Pcd'I si
esercitò non solo attraverso mille pressioni sui famigliari
come la moglie Giulia, che risiedeva in Unione Sovietica, ma
anche tramite inaspettati mediatori: come l'economista Piero
Sraffa, per decenni considerato il più «grande amico»,
l'affettuoso confidente nel periodo dell'atroce agonia vissuta
dietro le sbarre. A offrirci queste rivelazioni sull'ambiguo
ruolo dell'uomo delegato a tenere i contatti fra il
prigioniero e Togliatti è la dettagliata ricostruzione di
Angelo Antonio Rossi e Giuseppe Vacca in Gramsci tra Mussolini
e Stalin (ed. Fazi). Attraverso una ricca messe di documenti
mai pubblicati, i due studiosi rimettono a posto tanti
tasselli nell'intreccio di delatori e inquietanti intermediari
che si occuparono dell'autore dei Quaderni del carcere, di cui
il 27 aprile ricorrono i 70 anni dalla morte.

            Sraffa, il taciturno e riservato bibliotecario del King's
College di Cambridge, lo studioso di Marx e di Keynes, è stato
per molto tempo personalità assai misteriosa, inavvicinabile e
parca di dichiarazioni. Nipote di Mariano D'Amelio, presidente
della Corte di Cassazione, figlio di un pezzo grosso della
massoneria e della Banca Commerciale, si era fatto benvolere
dai bolscevichi italiani «offrendo», come ricorda Gramsci,
«molto materiale su questioni riservate attinto al dossier di
suo padre». Vacca stesso racconta di come, approdato a Mosca
per studiare gli archivi del Comintern, abbia trovato
completamente vuoto il faldone che avrebbe dovuto contenere
l'incartamento dedicato all'economista. Qualcuno aveva voluto
mantenere assolutamente celato il ruolo politico di Sraffa.
Dalle lettere inedite di Tania appare oggi il suo vero gioco.
Fu un militante occulto del Pcd'I. Ed ebbe un compito
istituzionale: teneva i fili che collegavano Gramsci al
partito e li manovrava accortamente facendogli «digerire» le
decisioni più amare.

            Dopo l'arresto avvenuto nel 1926, quando il quadro delle trame
occulte si infittiva, il creatore dell'Ordine nuovo scelse
perfino di parlare in codice, citando Dante e Croce, per
andare oltre il controllo dei suoi aguzzini ma anche per
attaccare Togliatti e Stalin. Sono gli anni in cui Mussolini e
il successore di Lenin sanno di avere in Gramsci - finito nel
novero degli antagonisti del dittatore sovietico per averlo
criticato - una preziosa merce di scambio. Il duce era
interessato a una trattativa per liberarsi di un prigioniero
assai scomodo ma il Piccolo Padre sovietico se lo giocava come
una pallina su un tavolo da ping-pong, cercando di rinviare
un'eventuale scarcerazione.

            Nel frattempo cresceva la «rete» - ma sarebbe meglio dire il
muro - che separava Gramsci da ogni contatto con il mondo
esterno. Giulia, la moglie, era stata arruolata nei ranghi
dell'Nkvd e proprio in quanto facente parte del feroce
apparato di polizia sovietico era sottoposta a vincoli
severissimi. Tania, che aveva il permesso di visitare il
detenuto, a volte si comportava in modo per Gramsci avventato
e superficiale. Restava Sraffa, l'«amico», che aveva aperto un
conto in libreria per Gramsci perché potesse avere tutti i
volumi che desiderava. Toccava, però, proprio a lui l'amara
incombenza di giustificare le lungaggini decisionali, le
incertezze - difficile dire se intenzionali o meno - che il
partito opponeva a ogni necessità di Gramsci e che
condizionarono ferocemente la sorte del leader, persino quando
si ritrovò gravemente ammalato. La richiesta del ricovero in
una casa di cura, passata attraverso i filtri di Sraffa e di
Togliatti, subirà tante lentezze da condurlo rapidamente alla
morte.

            Gramsci lucidamente aveva capito assai presto la sua
condizione. Era finito rinchiuso in una doppia gabbia. «Io
sono sottoposto a vari regimi carcerari» aveva scritto in una
lettera a Tania. «C'è il regime carcerario costituito dalle
quattro mura, dalla grata, dalla bocca di lupo \. Quello che
da me non era stato preventivato era l'altro carcere \. Potevo
preventivare i colpi degli avversari che combattevo ma non
potevo preventivare che dei colpi sarebbero arrivati da altre
parti».

            A 70 ANNI DALLA MORTE
            Antonio Gramsci nasce il 22 gennaio 1891 ad Ales, in Sardegna.
A tre anni, per una caduta, inizia a soffrire di una
malformazione alla schiena che non lo abbandonerà più.

            27 ottobre 1911
            Vince una borsa di studio al Collegio Carlo Alberto di Torino,
dove studia Lettere e Filosofia, si iscrive al Partito
Socialista e si dedica all'attività giornalistica.

            1° maggio 1919
            Esce il primo numero dell'Ordine nuovo: Gramsci è il
segretario di redazione e l'animatore della rivista, schierata
su posizioni operaiste e polemiche con il socialismo
riformista.

            21 gennaio 1921
            Fondazione del Partito comunista. Gramsci fa parte del
Comitato centrale. In missione a Mosca, conosce e sposa nel
'23 Giulia Schucht, da cui avrà due figli: Delio e Giuliano.

            12 maggio 1924
            Eletto deputato, siede in Parlamento. Terrà il suo primo e
unico discorso il 26 maggio 1925.

            8 novembre 1926
            Viene arrestato e, il 4 giugno '28, condannato a vent'anni di
carcere.




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