[OPE-L:2197] Toni Negri - Letter regarding "Posse"

From: Gerald Levy (glevy@PRATT.EDU)
Date: Mon Jan 17 2000 - 14:22:34 EST


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In [OPE-L:2144] re "negri and OPE-L", Mike L sent us a letter from Toni
regarding a _Posse_ (journal) project. The following is a supplement to
that letter. It is written in Italian.

[The text of this Occasional Paper is filed at
 http://www.emery.archive.mcmail.com/public_html/occas/occas15a.html]
 Emery's Occasional Papers: No. 15a [Supplement to No. 15]

In solidarity, Jerry

>>++++++++++++++++++++++++++++
>
>>Roma, 1 dicembre 1999
>
>>Caro ------
>
>>come stai? Io bene. Ho molta voglia di vivere in questa fine/ principio
>>di millennio. Ti scrivo per farti auguri anticipati per il 2000.
>
>>E poi per dirti che sto stringendo un accordo con l'Editore Castelvecchi
>>per pubblicare da lui un trimestrale (4 numeri all'anno) di 240 pagine
>>formato libro. La rivista dovrebbe cominciare ad uscire con il 2000
>>(marzo/aprile).
>
>>Mi sono impegnato (e mi impegnerb) a fare questa rivista perché mi
>>sembra oggi urgente mettere al lavoro un certo numero di cerveffi al fine
>>di approssimare, o di costruire, al meglio, un linguaggio (concetti e
>>affetti, nomi e passioni) che definisca propriamente e singolarmente un
>>'vivere nell'Impero' (perché è questo che ci avviene). Il
>>che significa anche cominciare a comprendere "come prendere posizione"
>>nelle nuove condizioni (straordinariamente mutate) dello sftuttamento e
>>del comando, quindi, della resistenza e della sua eventuale
>>organizzaione. Tutti noi, ci si è formati nel n secolo breve" del
>>soviettismo e del fordismo. Siamo poi passati attraverso una dolorosa
>>(talora catastrofica) Aufhebung dell'uno e dell'altro. I nomi che
>>utilizzavamo per definire il reale (da quello di sovranità
>>nationale ab quello di partito comunista) e le passioni che nutrivano il
>>nostro attraversamento del reale (fra sudditanza o sovversione), servono
>>ora solo relativamente.
>
>>Taluni compagni cercano ancora di mettere al lavoro quei concetti e
>>quegli affetti, spesso utilmente: non rifiutiamo il loro sforzo,
>>l'arroganza non è la nostra veste, tuttavia vorremmo andare un po
>>piu avanti nella definizione degli strumenti (non potranno che essere
>>teoricamente nuovi) per conoscere e quindi, eventualmente, per agire
>>nella nuova realtà.
>
>>Per parlarci subito chiaro: vedo i primi numeri della rivista (un primo
>>anno di formalizzazione di un lavoro che in gran parte c'è
>>già stato) destinati alla discussions di alcuni terni, come
>
>>1)	"vivere nell'Impero". Io, cittadino dell'Impero, o di qualche sua
>>periferia, sto davanti alla nuova sovranità globale, dentro nuovi
>>meccanismi monetari o finanziari, obbligato a nuovi processi di
>>legittimazione e a nuovi regimi di informazione, polizia, guerra, ecc.:
>>come mi descrivo? (il tessuto definito degli studi postmoderni e
>>postcoloniali, postfordisti e postcuturali va qui assunto come
>>irreversibile, evidentemente). Ma, sopratutto, come posso rifiutarmi, con
>>chi dove
>
>>[...]
>
>>> Un nuovo scenario sovversivo ci si è presentato nell'ultimo
>>decennio: dalle lotte dei primi Novanta (Tienanmen, Los Angeles, Chiapas,
>>Parigi 95) fino alla crisi dell'Estremo Oriente ed alla dissoluzione
>>deh'eximpero sovictico, dalle rivolte endemiche della Corea del Sud a
>>quelle indonesiane (per non pariar di guerre), fïno alla
>>perpetuazione del boom impériale americano ed aRe crisi dello yen
>>e dell'euro... e cioé nel medesimo tempo, una crisi articolata e
>>continua delle periferie imperiali ed un allargamento dell'Impero (nelle
>>province orientale fino all'ingresso della Cina nel WTO) ecc. ecc. bene,
>>davanti a tutti ed a ciascuno di questi episodi ci si chiede: che
>>significato hanno in termini di produzione di soggettività?
>>Nessuna di queste lotte, di queste ciisi, di queste trasformazioni,
>>significa queho che avrebbero significato prima della costituzione
>>dell'Impero. C'è stato un mutamento di paradigma: gli scontri di
>>Seattle e le emozioni che hanno suscitato, Io dimostrano. Per dirlo in
>>termini estremi: una volta che l'Impero è da per tutto, queste
>>lotte (e crisi e trasformazioni) sembrano essere da nessuna parte. 0
>>viceversa: quando queste lotte incidono su un terreno che sembra
>>determinato, l'intervento impériale si distende togliendo ogni
>>determinazione. Che cosa signi fica allora vivere nell'Impero e,
>>soprattutto, lottare nell'Impero? dunque, che cosa significa 'venir
>>fuori" da quello che ci obbligano a vivere? Che senso ha ricominciare a
>>lottare da qualche parte? Quanto sta avvenendo in questi giorni a Seattle
>>ci incita a ripetere questa domanda.
>
>>2) Ma, come si è già detto, queste questions avrebbero poco
>>senso se non si ponessero su un terreno sul quale concetti e affetti,
>>nomi e passions, singolarità e moltitudini non si richiamassero
>>reciprocamente in termini di produzione e soggettività di "nuova"
>>soggettività, di soggettività "biopolitica". Intendiamo per
>>biopolitica, la determinazione della soggettività, quando il
>>soggetto produce iiproducendosi, agisce economicamente quando vive e si
>>muove sul terreno delle relazioni, assume il politico nel sociale e
>>viceversa, circola in maniera antagoniste dentro tutte le determinazioni
>>del sociale, e da tutte queste èlicorporalmente" costituito. La
>>crisi del Welfare ha trasformato la circolazione astratta di momenti
>>produttivi e riproduttivi in una paradossale incarnazione di nuovi
soggetti.
>
>>La qualificazione bipolitica (ed i conseguenti antagonisme) non è
>>dunque qualcosa che compete solo al mondo della vita: essa esprime nelle
>>nuove unità corporee almeno una triplice strutturazione, fra
>
>>a.	processi di costituzione delle soggettività;
>
>>b.	contesti tecnologici del conflitto costitutivo;
>
>>c.	contesti politici dello sfruttamento e della liberazione.
>
>>Che cosa significa dunque "biopolitica"? Che cosa "costituzione"
>>biopolitica ed ilesodo" biopolitico?
>
>>3)	I temi: superamento del fordismo e definitivo ingresso in una
>>organizzazione ttpost" del lavoro, implicano conseguenze sociologiche (ed
>>una fenomenologia del vivere quotidiano) che sconvolgono il nostro quadro
>>di esistenza singolare e comune. È questo nuovo quadro che bisogna
>>interrogare, sviluppando l'analisi della trasformazione attraverso
>>l'inchiesta sulla nuova organizzazione del lavoro (nera fabbrica e nera
>>società), sure nuove forme dello sfruttamento e della riproduzione
>>del potere, e infine suha genesi della nuova soggettività
>>produttiva. Questo è un terreno sul quale la tradizione
>>noperaistan (marxiana) ci aiuta ancora a procedere: dall'inchiesta
>>operaia all'inchiesta sulla forza lavoro socializzata, dall'inchiesta di
>>fabbrica a quella metropolitana, dalla produttività lineare a
>>quella a rete, ecc.
>
>>Su questi terreni vi sono mille esperienze che si stanno conducendo, ed
>>ognuna si apre sul bordo dell'agire. Da molto tempo sappiamo
>>infàtti che la sola conoscenza sociologica 'vera' sono le Ores
>>gestae": nena nostra rivista le 'res gestaen deh'inchiesta dovranno esser
>>dunque presenti in maniera centrale, poiché la scoperta e la
>>definizione del nuovo proletariato precario sono un terreno di lotta.
>
>>4)	Sulla questione dell'inchiesta metropolitana è stato, da
>>ultimo, consumato molto inchiostro... non altrettanto olio di gomito
>>è stato speso nel concreto lavoro d'inchiesta. La rivista vuol
>>mettersi al servizio dell'inchiesta metropolitana, meglio, del lavoro che
>>essa produce. Gli obiettivi di questa inchiesta vertono essenzialmente
>>attorno a tre punti:
>
>>a.	dall'operaio massa all'operaio immateriale socializzato, ovvero
>>dalla fabbrica alla metropoli (come già s'è detto al punto3);
>
>>b. il secondo punto consiste nella definizione delle trasformazioni
>>ontologiche del proletariato (e delle soggettività, e dei corpi
>>proletari) nel postfordismo. Vale a dire che alla fenomenologia della
>>trasformazione va fatta seguire l'analisi dei nuovi paradigmi di vita: la
>>mutazione produttiva è infatti divenuta produzione di
>>soggettività nuova: quale, come, dove?
>
>>c.	Un terzo punto: analisi delle tendenze dello sviluppo
>>metropolitano, in ogni metropoli e negli insiemi metropolitani e dentro a
>>queste tendenze lavorare per percepire e sottolineare la contraddizioni,
>>le scomposizioni e/o le ricomposizioni delle coscienze, la formazione dei
>>linguaggi ecc. Una vera propria banca dell'informazione sulle lotte di
>>questi soggetti va organizzata.
>
>>5) Dopo il crollo (al quale abbiamo fortemente contribuito) del modeho di
>>partito che si sostituisce al movimento, che cosa significa più
>>organizzazione? Organizzazione della moltitudine? E quindi che cosa
>>significa organizzarsi nell"'esodo"? E più specificamente cosa
>>significa organizzare forza lavoro intellettuale (e/o immateriale),
>>quando questa figura del lavoro vivo è caratterizzata dalla
>>progressive riappropriazione dell'utensile e quindi dalla tendenziale
>>negazione di ogni rappresentanza?
>
>>E quando la produzione è soprattutto produzione di
>>soggettività attraverso servizi, e tanto i surplus da sftuttamento
>>sono appropriati quanto le funzioni di dominio esercitate dal capitale in
>>questo universo dematerializzato, che cosa ne è
>>dell'organizzazione della resistenza e della sovversione? Noi abbiamo
>>assistito alla crisi di tutte le precedenti forme di organizzazione
>>operaia e proletaria, opeggio alla loro messa in schiavitù da
>>parte dei capitaliste. Non abbiamo risposte da dare all'urgente domanda
>>di organizzazione. Crediamo tuttavia che vada messo in cantiere un lavoro
>>che assuma questi temi al suo centro.
>
>>6) Attorno a questi terni, il marxismo va rimesso alla prova. Meglio:
>>esso è già stato parzialmente messo alla prova da un'ampia
>>produzione internationale, spesso ricca di risultati e innovativa. La
>>massicia campagna di discredito sul valore scientifico del materialismo
>>ta è andata, indubbiamente, molto più lontano di quanto
>>imponesse il giusto obiettivo di distruggere il Diamat sovietico e
>>stalinista: non è tuttavia riuscita a fare terra bruciata. E cib
>>per una fondamentale ragione: che nel marxismo militante s'era
>>consolidato un sapere della produzione di soggettività (attraverso
>>le lotte proletarie) che resta vivocos! come Io è il lavoro vivo.
>>Dobbiamo dunque, nella nostra rivista, produrre 'Marxiana' (cose
>>marxiane): si tratta di recuperare, aggiungendovi originale contributi,
>>Io sforzo scientifico che in merito continuano a fare migliaia di
>>ricercatori. Certo, la situazione mutata implica una profonda mutazione
>>della riflessione e della critica: tutto, davvero tutto, dev'essere, su
>>questo terreno metamorfosato... Cos! come, ci piace pensare, avrebbe
>>fatto Marx se si fosse trovato in un'analoga situazione.
>
>>7)	Vi sono poi altri terni teoricopolitici attorno ai quali si svolge
>>già molto lavoro che pub essere recuperato dalla rivista. Mi sia
>>qui permesso di tracciarne un primissimo elenco:
>
>>a.	Le nuove tecnologie, sia quelle informatiche che, soprattutto,
>>quelle biologiche. Su questi temi, e sulla dialettica
>>@ologiemetamorfosi'. 'creazionemostri' ecc.
>
>>la discussions è largamente aperta. Ivi comprese le analisi della
>>genealogia filosofica di questi concetti. Un buon dossier potrebbe
>>già da ora essere organizzato attorno a queste tematiche.
>
>>b.	Il nuovo concetto di "ricchezza" ovvero come si definisce oggi,
>>nelle nuove dimensions dell'ontologia sociale, il processo di
>>accumulazione (privata e sociale, formazione e singolarizzazione ecc.).
>>Donde alcune altre necessarie ridefinizioni: privato, pubblico e comune.
>
>>c.	Dall'economia politica (privato e pubblico neha crisi del Welfare)
>>e dalla crisi conseguente del diritto pubblico (e quindi dalla riapertura
>>della discussions sul licomune") giungiamo al diritto del lavoro,
>>probabilmente alla dimostrazione, e, ancora, alla discussions su cosa
>>siano oggi divenuti lavoro e salario, nella dinamica del comune
>
>>d.	I temi del "salario garantito", del "reddito di cittadinanza",
>>della "democrazia economica, e/o biopolitica", della mobifità e
>>dell'apertura internationale delle frontière, ecc. sono altres!
>>centrali..
>
>>e.	Molti altri temi, afferenti alla critica dell'economia politica,
>>sono qui da prendere in considerazione...
>
>>8)	Poi ci sono i temi genealogici, vale a dire queui che vertono su
>>come si è arrivati alla situazione attuale e Io raccontano, sia
>>dal punto di vista dell'insorgenza di massa (gli anni '60), sia indagando
>>suna repressione (gli anni '70), sia analizzando Io sviluppo aggressivo
>>delle tecnologie nuove e la genesi della nuove soggettività
>>(anni'80), sia descrivendo il nuovo ordine e le sue contraddizioni (anni
>>'90). Alla base di ciascuno di questi periodi vi sono uomini ed
>>idéologie, masse ed eventi: costruirne la connessione, sempre
>>singolare e spesso creativa, costruire una tradizione interpretativa, non
>>sembra cosa secondaria. La rivista si proporrà un programma a
>>questo proposito.
>
>>9) Poi ci sono i temi dell'indignazione. Che l'indignazione fàccia
>>argomento non è solo una decisione spinoziana. È qualcosa
>>che è legato aUe più profonde e continue esperienze civili.
>>La corruzione indigna, ed anche la volgarità, la stupidité,
>>la violenza indignano: eppure sono funzioni normali del potere. Noi
>>vogliamo una democrazia che le escluda: vogliamo solo passioni politiche
>>gioiose. Come costruire una rivista che anche dell'indignazione faccia
>>un'espressone gioiosa?
>
>>Quante altre cose vi sarebbero da dire. Fra l'altro occorrerebbe
>>ragionare sulla grana della rivista, ovvero bisognerebbe che la rivista,
>>proprio perché eticamente gioiosa, fosse capace di farsi odiare da
>>subito, sgradevole alla lettura degli imbecilli che costituiscono la
>>grande maggioranza della società intellettuale politica. Faremo
>>del nostro meglio.
>
>>Il nome che si propone per la rivista è POSSE. Nome ambiguo: POSSE
>>è, da un lato, una banda musicale che fa molto chiasso recuperando
>>all'attuale terni tradizionali; poi è il nome di bande di
>>autodifesa, e talora anche di giustizieri (questo davvero non piace),
>>sempre di resistenza alle carognate dei potenti, sempre organizzazioni di
>>moltitudine, nel West selvaggio americano; infine POSSE è il terzo
>>termine della trinità rinascimentale (o della triade umanista)
>>"velle nosse posse": è una forma di dire "potentia". Noi vorremmo
>>che indicasse la possibilité della resistenza e della rivolta
>>oggi: soyons irrealistes, demandons le possible. La controrivoluzione
>>neoliberale è terminata, si tratta di inventare il comunismo del
>>primo decennio del nuovo millennio.
>
>>In attesa di tue notizie e di un affettuoso consiglio
>
>>Tuo Toni
>
>>P.S. L'Editore ci offre, per cominciare, oltre ai quattri numeri della
>>rivista, 4 libri all'anno' Sarebbe utile che ciascuna delle persone che
>>riceve questa lettera (e non son molte, invero) pensasse a quali sono i
>>contributi che egli stesso puù dare in forma di volume, e dicesse
>>quali sono i fibri stranieri che, nel quadro del progetto sopra
>>descritto, possono essere tradotti in italiano per la gioia dei nostri
amici.
>
>>P.S. Ipotesi per l'uscita dei primi quattro numeri: anno 2000, ovvero
>>POSSE 2000.
>
>>n. 1
>
>>1 dossier: 'vivere nell'Impero'.
>
>>Il dossier: il 'biopolitico'. Recensioni e rassegne
>
>>n.2
>
>>1 dossier: "l'inchiesta metropolitana"metodologia, contributi da Roma,
>>Milano, NordEst, ecc.
>
>>II dossier: "Roma giubileo: Disneyland del divino"; Recensioni e rassegne
>
>>n.3 Marxiana
>
>>1 dossier: "scriviamo i libri del capitale che Marx non ha scritto" (in
>>particolare sul salario e sullo Stato)
>
>>Il dossier: "Riscriviamo i capitoli del Capitale che oggi funzionano
>>male" (in particolare sul valore e sulla circolazione); recensioni e
>>rassegne
>
>>n. 4
>
>>I dossier: "Tecnologie nuove, metamorfosi e mostri": storia e ontologia
>>delle bio e delle info tecnologie.
>
>>Il dossier: "La ricchezza oggi: per la critica dell'economia politica",
>>ovvero sui nuovi concetti della critica economica. Rassegne e recensions.
>
>>P.S. "Posse" sarà strettamente legata, affratellata, alle riviste
>>che escono a Parigi provenendo dalla separazione dei gruppi altrimenti
>>riuniti in Futur Antérieur. Di queste riviste prenderà i
>>materiali per riprodurli in Italia, cos! come queste riviste Io faranno
>>in Francia per quel che più direttamente ci riguarda. Accanto a
>>questo scambio diretto, esistono varie altre linee di contatto in altri
>>paesi (Brasile, Spagna, United Kingdom, United States, ecc.) che
>>cercheremo di organizzare nel più breve tempo possibile entro un
>>sito telematico comune. Il lavoro che facciamo in Italia, relativamente
>>al "vivere nell' Impero" e a sperimentare l' "esodo", non potrà
>>che trovare un terreno cosmopolita per verificarsi... La rivista diviene
>>militante, in questi nostri anni 2000, a nùsura del suo essere
>>esodante: o no?



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